Idropot System
IDROPOT SYSTEM
Per Idrolab Hyrdoponics – leader nella produzione di impianti idroponici – ho realizzato una serie di render per illustrare alcuni prodotti e il loro funzionamento.
Software utilizzati
Blender 2.82 Cycles
Scritto da admin il . Pubblicato in 3D.
Per Idrolab Hyrdoponics – leader nella produzione di impianti idroponici – ho realizzato una serie di render per illustrare alcuni prodotti e il loro funzionamento.
Blender 2.82 Cycles
Scritto da admin il . Pubblicato in Grafica.
Su incarico di NCAB Group – Italia, multinazionale e leader globale nella produzione e commercializzazione di PCB, ho realizzato la prima campagna stampa nazionale del Gruppo. Campagna multisoggetto su rivista nazionale di settore PCB Magazine.
Il concept mutuato dalla comunicazione globale è stato declinato e adattato al mercato italiano: “Noi di NCAB mettiamo, nel nostro lavoro, la stessa passione per le cose che amiamo”.
Grafica: Cristian Boiardi;
Concept: Cristian Boiardi e Alessandra Sogni;
Copy: Alessandra Sogni
Photo: Serena Groppelli
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Blender 2.90 Cycles
Scritto da admin il . Pubblicato in 3D.
Il tema è ispirato alla saga dei Conquistadores e in particolare al più noto e controverso personaggio che ha saputo incarnare tutta l’epopea spagnola della conquista del “Nuovo Mondo”: Hernán Cortés .
Ho voluto cimentarmi con una natura morta con armi ed oggetti vari cercando di utilizzare un’illuminazione in stile “caravaggesco”, tipica della pittura di fine ‘500, inizio ‘600 successiva alla Controriforma Cattolica. Lavorando in postproduzione ho cercato di conferire al render una matericità simile alla pittura ad olio.
Blender 2.93 Cycles Photoshop
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Ricostruzione virtuale del foro di Nerva o Transitorio nel suo ipotetico assetto nel X sec. d.C.
La ricostruzione è stata realizzata sulla base di una illustrazione realizzate dallo studio Inklink di Firenze per la Soprintendenza di Roma.
Blender 2.92 Eevee Photoshop
Scritto da admin il . Pubblicato in 3D.
PIRANESI REBORN
LE PIÙ CELEBRI VEDUTE PIRANESIANE
DEL GRAND TOUR RICOSTRUITE IN 3D
INTRODUZIONE AL PROGETTO
Dalla fine del ‘600 sino all’800 era di gran moda svolgere un viaggio in Italia sulle tracce dell’antica cultura classica. Esso rappresentava una sorta di iniziazione culturale dei giovani rampolli della nobiltà nord europea prima e dell’alta borghesia poi: questo fenomeno culturale prese il nome di “Grand Tour”. Un fenomeno che influenzerò in maniera sensibile l’estetica dell’epoca e contribui a formare le radici culturali del gusto romantico che di li a pochi decenni porterà alla conclusione dell’esperienza neoclassica .
Attorno al fenomeno del Grand Tour fiorì in Italia una densissima produzione di veri e propri souvenir che andavano dalle rappresentazioni di antiche rovine e paesaggi su tela/incisioni e acqueforti, alla produzione di monumenti o sculture antiche per cui i Gran-turisti andavano pazzi.
Questo fenomeno fece fiorire in tutto il Paese e in special modo a Roma, numerosissime botteghe che produssero, in molti casi, veri e propri capolavori lanciando mode o inventando nuove tecniche artistiche: un esempio fu il caso del micro-mosaico una nuova tecnica di produzione delle tessere musive grandi pochi millimetri e che permettevano di imitare la pittura ad olio.
Nel caso delle rappresentazioni delle rovine spesso gli artisti si prendevano delle licenze tese ad esasperarne la dimensione soverchiante rispetto all’umano, simbolo della monumentalità della cultura che le generò.
Dalla mia passione per l’arte e la storia è nata l’idea di tentare, una ricostruzione 3D di alcune tra le più celebri e suggestive vedute romane realizzate da G.B. Piranesi e raccolte nella collezione del Duca di Wellington.
Strade d’Italia: una guida necessaria per tutti i signori che fanno un giro d’Italia” di Louis-Benjamin Fleuriau de Bellevue in occasione del suo Grand Tour of France and Italy, 1788-1791 (da: Clark Library UCLA).
Il progetto nasce nel 2021 dalla passione dell’autore per l’antichità e per il gusto romantico offerto dalle vedute piranesiane. Da li è iniziato un lavoro di ricerca e studio che ha indagato sia gli aspetti prospettici e compositivi, sia quelli di carattere architettonico e stilistico.
Il risultato di questo percorso sono affascinanti ricostruzioni fotorealistiche in 3D, ricche di dettagli e in grado di evocare le atmosfere e i paesaggi di scorci romani ormai perduti o esistiti unicamente nella mente dell’artista.
E’ proprio a questo ultimo concetto che si fondano le radici del progetto:
gran parte delle vedute furono realizzate da Piranesi come souvenir per i turisti del Grand Tour.
Le vedute rappresentavano dunque uno strumento dalla doppia valenza:
Molte vedute dunque si possono collocare all’interno di quel genere definito “capriccio archeologico”, in quanto frutto di un sapiente mix operato dall’Artista attingendo ad un vasto campionario di elementi dell’antichità e della pittoresca vita romana che possiamo definire come paesaggi ideali e vere e proprie opere concettuali.
Possiamo immaginare che, una volta rientrati nei propri paesi, i gran turisti, mostrassero questi scorci ad altre persone, per le quali, quei paesaggi si incarnavano in un’idea di concrea realtà: queste vedute erano dunque vere per l’artista, che le aveva immaginate e cretate e per chi le osservava.
Di qui la scelta di intraprendere una ricostruzione “fotorealistica” delle vedute, che vogliono essere la restituzione non della realtà ma di un paesaggio ideale, concettuale, frutto del pensiero e della mediazione di chi, quel paesaggio, lo aveva solo ascoltato dai racconti dei turisti di ritorno e nella propria mente concretizzato attraverso la visione delle stampe, proprio come attraverso una reazione chimica dove il potenziale sta nella mente di chi ascolta e guarda e il catalizzatore risiede nell’immagini create dall’Artista.
Scritto da admin il . Pubblicato in 3D. 1 commento
Contenuta nella raccolta “Vedute di Roma” ritrae l’aspetto dei resti della Basilica di Massenzio e Costantino nel 1760 c.</p>
<p>Dalla metà del ‘600 sino all’800 era di moda svolgere un viaggio in Italia, sulle tracce dell’antica cultura classica, questo viaggio prendeva il nome di “Grand Tour” (le radici di quell’arte romantica che di li a poco arriverà la possiamo, a mio parere, già trovare qui. Goethe stesso scriverà proprio del suo viaggio in Italia). Attorno ad esso fiorì in Italia una densissima produzione di veri e propri souvenir che andavano dalle rappresentazioni su tela/incisioni e acqueforti alla produzione di oggetti e fake per cui i Granturisti (appartenenti alla nobiltà e all’alta borghesia) andavano pazzi.
“La Basilica di Massenzio“.
Contenuta nella raccolta “Vedute di Roma” ritrae l’aspetto dei resti della Basilica di Massenzio e Costantino nel 1760 c.
Dalla metà del ‘600 sino all’800 era di moda svolgere un viaggio in Italia, sulle tracce dell’antica cultura classica, questo viaggio prendeva il nome di “Grand Tour” (le radici di quell’arte romantica che di li a poco arriverà la possiamo, a mio parere, già trovare qui. Goethe stesso scriverà proprio del suo viaggio in Italia). Attorno ad esso fiorì in Italia una densissima produzione di veri e propri souvenir che andavano dalle rappresentazioni su tela/incisioni e acqueforti alla produzione di oggetti e fake per cui i Granturisti (appartenenti alla nobiltà e all’alta borghesia) andavano pazzi.
Nel caso delle rappresentazioni delle rovine spesso gli artisti si prendevano delle licenze tese ad esasperare la monumentalità soverchiante rispetto all’umano, simbolo della monumentalità della cultura che le generò.
Scritto da admin il . Pubblicato in 3D.
“Il Ponte Salario“.
Rappresenta l’antico Ponte Salario in Roma. L’acquaforte fu realizzata nel 1754
Anche questo lavoro si inserisce nel filone delle vedute più in voga durante l’epoca del Grand Tour (una sorta di pellegrinaggio laico e culturale delle élites europee del Settecento).
Il Ponte Salario era una struttura antichissima (oggi purtroppo rimane molto poco, per non dire nulla della struttura antica) costruita dagli etruschi e sotto il quale scorre l’Aniene, le cui acque alimentavano numerosi acquedotti romani. Secondo la tradizione i Romani in fuga vi transitarono dopo aver sottratto le donne agli sventurati Sabini, come raccontato nel celebre “Ratto delle Sabine”. Questo antico ponte vide i Goti di Ricimero accamparvisi durante la campagna contro il generale romano Antemio e che vide come tragico epilogo il saccheggio di Roma nel 472 d.C. da parte di Ricimero. Il ponte fu successivamente abbattuto nel 574 da Totila, durante la guerra Greco-Gotica, dopo la ritirata Gota successiva alla riconquista di Roma da parte di Belisario (generalissimo al comando dell’esercito romano d’oriente). Il Ponte fu ricostruito da Narsete (generale Bizantino che portò a termine la conquista della Penisola avviata con Belisario per conto dell’imperatore Giustiniano) che vi lasciò un’iscrizione: “Narsete uomo gloriosissimo, dopo la vittoria sui Goti e dopo aver restituito la libertà a Roma e a tutta l’Italia, restaurò il ponte di via Salaria distrutto fino all’acqua da Totila – crudelissimo tiranno – e ripulito l’alveo del fiume lo sistemò molto meglio di quanto fosse mai stato”. Fu probabilmente nel corso dell’ottavo secolo che la struttura venne fortificata con il torrione (che vediamo rappresentato nel render e prima ancora dal Piranesi nella sua opera). La struttura subì numerose distruzioni e ricostruzioni sino a quando nel 1930, nell’Italia Fascista, fu distrutto e ricostruito in cemento.
“Il Ponte Salario“.
Rappresenta l’antico Ponte Salario in Roma. L’acquaforte fu realizzata nel 1754
Anche questo lavoro si inserisce nel filone delle vedute più in voga durante l’epoca del Grand Tour (una sorta di pellegrinaggio laico e culturale delle élites europee del Settecento).
Il Ponte Salario era una struttura antichissima (oggi purtroppo rimane molto poco, per non dire nulla della struttura antica) costruita dagli etruschi e sotto il quale scorre l’Aniene, le cui acque alimentavano numerosi acquedotti romani.
Secondo la tradizione i Romani in fuga vi transitarono dopo aver sottratto le donne agli sventurati Sabini, come raccontato nel celebre “Ratto delle Sabine”.
Questo antico ponte vide i Goti di Ricimero accamparvisi durante la campagna contro il generale romano Antemio e che vide come tragico epilogo il saccheggio di Roma nel 472 d.C. da parte di Ricimero.
Il ponte fu successivamente abbattuto nel 574 da Totila, durante la guerra Greco-Gotica, dopo la ritirata Gota successiva alla riconquista di Roma da parte di Belisario (generalissimo al comando dell’esercito romano d’oriente).
Il Ponte fu ricostruito da Narsete (generale Bizantino che portò a termine la conquista della Penisola avviata con Belisario per conto dell’imperatore Giustiniano) che vi lasciò un’iscrizione: “Narsete uomo gloriosissimo, dopo la vittoria sui Goti e dopo aver restituito la libertà a Roma e a tutta l’Italia, restaurò il ponte di via Salaria distrutto fino all’acqua da Totila – crudelissimo tiranno – e ripulito l’alveo del fiume lo sistemò molto meglio di quanto fosse mai stato”.
Fu probabilmente nel corso dell’ottavo secolo che la struttura venne fortificata con il torrione (che vediamo rappresentato nel render e prima ancora dal Piranesi nella sua opera).
La struttura subì numerose distruzioni e ricostruzioni sino a quando nel 1930, nell’Italia Fascista, fu distrutto e ricostruito in cemento.
Scritto da admin il . Pubblicato in 3D.
“L‘isola Tiberina“.
Contenuta nella raccolta “Vedute di Roma, Libro I, tav. LXVI” ritrae l’aspetto dell’isola nel 1775 incui era ancora visibile in maniera quasi completa la la forma a prua di nave, oggi visibile solamente in parte.
L’isola meta del Grand Tour (secc. XVIII e XVIV) era un soggetto molto in voga nelle stampe souvenir prodotte per i “grandturists” oltre che per il suo singolare aspetto anche per la sua storia affascinate, ricca di miti e leggende. La tradizione (ma si tratta di un mito) vuole che l’isola si sia formata nel 510 a.C. dai covoni del grano mietuto a Campo Marzio, di proprietà del re Tarquinio il Superbo, gettati nel Tevere al momento della rivolta che ne causò la cacciata. Le messi, impastandosi con la fanghiglia presente nel fiume diedero origine ad un primitivo isolotto. Ma la caratteristica che balza maggiormente agli occhi è la sua bizzarra prua in marmo bianco… Ancora una volta le fonti ci raccontano la sua origine: Pare che nel 292 a.C. Roma fu colpita da una grande pestilenza. Per trovare una soluzione all’emergenza Il senato fece costruire sull’isola, un tempio dedicato ad Esculapio (divinità legata alla medicina) e inviò una delegazione a bordo di una nave ad Epidauro – in cui sorgeva un famosissimo tempio in cui la divinità, attraverso un particolare rito, suggeriva in sogno la cura al malato- per ottenere una statua della divinità. Ottennero invece un serpente (il serpente attorcigliato ad un bastone era il simbolo della divinità) che posero a bordo della loro nave. Il serpe si arrotolò intorno all’albero della nave, presagio molto fausto. Al ritorno sul Tevere, il serpente scivolò dalla nave e nuotò verso l’isola, segno che voleva il suo tempio su quell’isola. Dopo la sua costruzione infatti la peste svanì miracolosamente. In ricordo di questo prodigio i romani decisero di configurare l’isola come una grande nave sulla cui prua erano scolpiti il bastone e una raffigurazione della divinità. Quest’ultimo dettaglio è presente nell’incisione di Piranesi, nella mia ricostruzione e nella realtà, dato che solamente quella porzione è sopravvissuta allo scorrere della storia. Questa sua vocazione “sanitaria” è rimasta ancora oggi perché vi sorge l’ospedale Fatebenefratelli.
“L‘isola Tiberina“.
Contenuta nella raccolta “Vedute di Roma, Libro I, tav. LXVI” ritrae l’aspetto dell’isola nel 1775 incui era ancora visibile in maniera quasi completa la la forma a prua di nave, oggi visibile solamente in parte.
L’isola meta del Grand Tour (secc. XVIII e XVIV) era un soggetto molto in voga nelle stampe souvenir prodotte per i “grandturists” oltre che per il suo singolare aspetto anche per la sua storia affascinate, ricca di miti e leggende. La tradizione (ma si tratta di un mito) vuole che l’isola si sia formata nel 510 a.C. dai covoni del grano mietuto a Campo Marzio, di proprietà del re Tarquinio il Superbo, gettati nel Tevere al momento della rivolta che ne causò la cacciata. Le messi, impastandosi con la fanghiglia presente nel fiume diedero origine ad un primitivo isolotto. Ma la caratteristica che balza maggiormente agli occhi è la sua bizzarra prua in marmo bianco… Ancora una volta le fonti ci raccontano la sua origine: Pare che nel 292 a.C. Roma fu colpita da una grande pestilenza. Per trovare una soluzione all’emergenza Il senato fece costruire sull’isola, un tempio dedicato ad Esculapio (divinità legata alla medicina) e inviò una delegazione a bordo di una nave ad Epidauro – in cui sorgeva un famosissimo tempio in cui la divinità, attraverso un particolare rito, suggeriva in sogno la cura al malato- per ottenere una statua della divinità. Ottennero invece un serpente (il serpente attorcigliato ad un bastone era il simbolo della divinità) che posero a bordo della loro nave. Il serpe si arrotolò intorno all’albero della nave, presagio molto fausto. Al ritorno sul Tevere, il serpente scivolò dalla nave e nuotò verso l’isola, segno che voleva il suo tempio su quell’isola. Dopo la sua costruzione infatti la peste svanì miracolosamente. In ricordo di questo prodigio i romani decisero di configurare l’isola come una grande nave sulla cui prua erano scolpiti il bastone e una raffigurazione della divinità. Quest’ultimo dettaglio è presente nell’incisione di Piranesi, nella mia ricostruzione e nella realtà, dato che solamente quella porzione è sopravvissuta allo scorrere della storia. Questa sua vocazione “sanitaria” è rimasta ancora oggi perché vi sorge l’ospedale Fatebenefratelli.
Scritto da admin il . Pubblicato in 3D.
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